Brano: [...]elle sinistre — seminarono fra i borghesi bempensanti quella paura del disordine e dell'illegalità che avrebbe preparato il terreno al colpo di Stato “restauratore”.
L’unica forza politica organizzata, sufficientemente coesa e diffusa su tutto il territorio regionale, guidata da capi autorevoli e prestigiosi, era comunque il P.S. d’A.. Alle elezioni politiche del 1919 la lista dei Combattenti ebbe 3 deputati eletti (su
12), risultando così al primo posto nel collegio di Cagliari e al secondo in quello di Sassari (in totale la lista raccolse 31.016 voti, quasi il 25% dell’elettorato). Nelle elezioni del 1921, la lista dei “quattro mori” sardisti conquistò addirittura 4 seggi, portando alla Camera dei deputati, oltre a Emilio Lussu, Paolo Orano (v.) e Umberto Cao (che sarebbero poi passati entrambi al fascismo), e l’avvocato nuorese Pietro Mastino che invece rimarrà inflessibile oppositore del regime (quella volta si votò su un’unica circoscrizione regionale: su 122.497 voti validi, il P.S. d’A. ne ebbe 35.488, circa il 28,9%).
All[...]
[...]ndolfo, nominato prefetto della provincia, ma in realtà inviato speciale di Benito Mussolini con poteri su tutta l’isola. Suo compito era di fascistizzare la Sardegna proponendo ai capi sardisti di entrare nel P.N.F. in cam
bio di una politica più attenta alle esigenze dell’isola (nelle trattative, si parlò anche della concessione dell’autonomia).
In effetti, la “fusione” tra fascismo e sardismo avvenne tra il febbraio e l’aprile del 1923. Al P.N.F. passarono alcuni dirigenti sardisti di rilievo nonché numerosi quadri intermedi di piccola borghesia urbana e rurale. La base restò invece estranea all’operazione, soprattutto quando Lussu, che dovette guidare le trattative date le sue responsabilità di capo del partito, decise di tirarsene fuori, dimettendósi anche da deputato e annunciando il proprio ritiro da ogni attività pubblica (le sue dimissioni furono respinte due volte dalia Camera). Ma la “fusione” non avvenne pacificamente: i fascisti della “prima ora”, che vedevano di cattivo occhio l’afflusso di un nuovo e più popolare grup[...]
[...]cise di tirarsene fuori, dimettendósi anche da deputato e annunciando il proprio ritiro da ogni attività pubblica (le sue dimissioni furono respinte due volte dalia Camera). Ma la “fusione” non avvenne pacificamente: i fascisti della “prima ora”, che vedevano di cattivo occhio l’afflusso di un nuovo e più popolare gruppo dirigente, scatenarono una serie di disordini per osteggiare le trattative e anche per fare le loro ultime vendette al riparo dal potere statale: il 13.11.1923, dopo un incontro al Consiglio provinciale in cui il sottosegretario sardo Pietro Lissia aveva portato le prime avances del Governo, Lussu venne ferito in un disordine di piazza; il 26 novembre l’operaio Efisio Melis, che non aveva voluto salutare il gagliardetto durante una manifestazione fascista, venne trafitto con la lancia dello stesso gagliardetto (morirà all’ospedale dopo qualche settimana) ; il 22 dicembre venne invasa, saccheggiata e incendiata la tipografia de II Solco, il combattivo quotidiano sardista; pochi giorni dopo, nella zona mineraria di Portoscu[...]
[...] ; il 22 dicembre venne invasa, saccheggiata e incendiata la tipografia de II Solco, il combattivo quotidiano sardista; pochi giorni dopo, nella zona mineraria di Portoscuso, venivano uccisi dagli squadristi di Iglesias i fratelli Luigi e Salvatore Fois, battellieri.
Di “autonomia” non si parlerà più: la “fusione” mise nelle mani dei sardisti fusionisti le leve dell’organizzazione fascista locale, il che comportò anche una resa incondizionata al potere centrale. Alcuni di quei capi s’illudevano di poter “sardizzare” (o “sardistizzare”) il fascismo, tanto che alcuni storici parleranno, a proposito di questa loro velleità, di « sardifascismo », ma in realtà sarà il regime a “fascistizzare” rapidamente la Sardegna, allineandola al sistema nazionale e facendole pagare duramente questa nuova e più stretta integrazione al sistema stesso. Se, negli anni dal 1920 al 1924, l’industria estratti va espelleva il 65% dei lavoratori (saranno questi ad alimentare il primo consistente flusso di e
migrazione sarda nel nostro secolo), la politica mon[...]